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mercoledì 30 gennaio 2019

Lo zelo per le anime

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena.


O Gesù, che ti sei dato per la salvezza del mondo, accendi nel mio cuore un grande zelo per la salvezza delle anime. 


1 - A misura che l’amore di Dio prende possesso dei nostri cuori, vi fa nascere e vi alimenta un amore sempre più grande per il prossimo, amore che, essendo soprannaturale, mira soprattutto al bene soprannaturale dei nostri simili e diventa perciò zelo per la salvezza delle anime.

Se amiamo poco Dio, ameremo poco anche le anime e, viceversa, se il nostro zelo per le anime è debole, vuol dire che altrettanto debole è il nostro amore per Iddio. Infatti, come sarebbe possibile amare molto Dio, senza amare molto coloro che sono figli suoi, che sono oggetto del suo amore, delle sue cure, del suo zelo? Le anime sono, per così dire, il tesoro di Dio; Egli le ha create a sua immagine e somiglianza in un atto di amore, Egli le ha redente nel Sangue del suo Unigenito in un atto di amore più grande ancora. « Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figliolo unigenito, affinchè chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna » (Gv. 3, 16). Chi ha penetrato il mistero dell’amore di Dio per gli uomini, non può rimanere indifferente alla loro sorte: alla luce della fede ha compreso che tutta l’azione di Dio nel mondo mira al loro bene, alla loro felicità eterna, e vuole in qualche modo prendere parte a quest’azione, sicuro di non poter fare cosa maggiormente grata a Dio che prestare la sua umile collaborazione alla salvezza di coloro che gli sono tanto cari. Tale è stato Sempre il desiderio ardente dei santi; desiderio che li ha spinti a compiere eroismi di generosità pur di procurare il bene di un’anima sola. « Questa - scrive S. Teresa di Gesù - è l’inclinazione che il Signore mi ha data. Mi pare che Egli apprezzi di più un’anima sola che con le nostre industrie ed orazioni, per sua misericordia, noi gli guadagnamo, che non quanti servizi gli possiamo rendere » (Fd. 1, 7). 


È vero, il fine primario dell’azione di Dio è la sua gloria, ma questa gloria Egli, infinitamente buono, ama procurarsela particolarmente mediante la salvezza e Ia felicità delle sue creature, e di fatto nulla più dell’opera salvifica degli uomini esalta la sua bontà, il suo amore, la sua misericordia. Perciò, amare Dio e la sua gloria significa amare le anime, significa lavorare e sacrificarsi per la loro salvezza.

2 - Lo zelo per le anime nasce dalla carità, nasce dalla contemplazione di Cristo crocifisso: le sue piaghe, il suo sangue, i dolori strazianti della sua agonia ci dicono quanto valgono le anime al cospetto di Dio e quanto Dio le ama. Ma quest’amore non è corrisposto e sembra che gli uomini ingrati vogliano sempre più sfuggire alla sua azione. È il triste spettacolo di tutti i tempi che anche oggi si rinnova, quasi ad insultare Gesù e a rinnovare la sua Passione. « Tutto il mondo è in fiamme: gli empi, per così dire, anelano di condannare ancora Gesù Cristo, sollevano contro di lui un’infinità di calunnie e si adoperano in mille modi per distruggere la sua Chiesa ». Se Teresa di Gesù (Cam. 1, 5) poteva dire così del suo secolo tormentato dall’eresia protestante, tanto più possiamo dirlo noi del nostro, in cui la lotta contro Dio e contro la Chiesa è aumentata a dismisura e dilaga ormai in tutto il mondo. Beati noi se possiamo ripetere con la Santa: « La perdita di tante anime mi spezza il cuore. Vorrei che il numero dei reprobi non andasse aumentando... Mi pare che pur di salvare un’anima sola delle molte che si perdono, sacrificherei mille volte la vita » (ivi, 4 e 2). Ma non si tratta solo di formulare desideri: occorre fare, occorre agire e patire per la salvezza dei fratelli.

S. Giovanni Crisostomo afferma che « nulla è più freddo di un cristiano che non si cura della salvezza altrui ». Questa freddezza è conseguenza di una carità molto languida; accendiamo, ravviviamo la carità, e sì accenderà in noi lo zelo per la salvezza delle anime, Allora il nostro apostolato non sarà più soltanto un dovere imposto dall’esterno, cui dobbiamo necessariamente attendere per obbligo del nostro stato, ma sarà un’esigenza dell’amore, una fiamma che divampa spontaneamente per il calore interno della carità.

Darsi alla vita interiore non significa chiudersi in una torre d’avorio per godere indisturbati le consolazioni di Dio disinteressandosi del bene altrui, ma significa concentrare tutte le proprie forze nella ricerca di Dio, nel lavorare per la propria santificazione, onde diventare accetti a Dio ed acquistare così una potenza di azione e d’intercessione, mediante la quale ottenere la salvezza di molte anime. 



[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

domenica 8 ottobre 2017

Orazione mentale

Un lettore del blog mi ha esposto alcuni problemi spirituali che sta affrontando. Pubblico la mia risposta nella speranza che possa essere di giovamento anche ad altre persone.


Caro fratello in Cristo, 
anche se con un bel po’ di ritardo, rispondo volentieri alla tua e-mail. I problemi spirituali di cui mi hai parlato sono molto diffusi tra le persone che praticano la vita devota.

Circa l’orazione mentale, il Signore l’apprezza anche se ci distraiamo involontariamente, oppure quando la compiamo durante un periodo di aridità spirituale. Anzi, è proprio durante i periodi di aridità che si vede se un’anima ama davvero Dio, infatti se continua a compiere regolarmente le normali pratiche di pietà alle quali è abitata, dimostra che lo fa per puro amore verso il Signore, e non  per amore mercenario, cioè per ottenere in cambio le consolazioni spirituali. Quando hai poca voglia di fare orazione mentale potresti pensare a quanto Gesù buono ha sofferto per te nella sua dolorosa Passione con la quale ti ha redento. Avrebbe potuto salvarti con una semplice preghiera all’Eterno Padre, e invece volle salvarti immolandosi sulla croce del Golgota. Insomma, il Redentore Divino non si è limitato ad amarci in maniera “appena sufficiente”, bensì dandoci il massimo, ossia sacrificando la sua vita per noi. Il grande amore che ci ha dimostrato nella sua atroce Passione ci spinge ad essere riconoscenti verso di Lui. Troppo grande sarebbe la nostra ingratitudine se ci limitassimo ad amare poco un Dio che ci ha tanto amato. Riflettendo sulla nostra ingratitudine nei confronti di Gesù buono potresti riuscire ad intenerirti maggiormente e a pregare con più fervore.

Un altro mezzo efficace per scrollarsi di dosso il torpore spirituale potrebbe consistere nel riflettere sui novissimi. A tal fine potresti leggere dei libri scritti da pii autori, penso ad esempio “Apparecchio alla morte” di Sant’Alfonso Maria de Liguori.

Per quanto riguarda il digiuno o altre pratiche di penitenza, in effetti spesso si corre il rischio di compierle solo “materialmente”, senza “soprannaturalizzarle”. Prima di compiere qualsiasi opera buona o anche neutra, ti consiglio di innalzare la mente a Dio, offrendogli per la sua maggior gloria l’azione che stai per fare. Inoltre, per non cadere nel fariseismo, umiliati spesso dinanzi al Signore riconoscendo di essere una piccola creatura al suo cospetto, e che senza il suo aiuto non riusciresti a compiere nessun bene e ad evitare di peccare mortalmente. 

Nella vita spirituale è davvero importante praticare la virtù della dolcezza, non solo col prossimo, ma anche con se stessi, come insegna San Francesco di Sales.

Nella speranza di esserti stato di qualche utilità, ti saluto cordialmente in Cristo Re e Maria Regina.

Cordialiter

domenica 14 maggio 2017

Testimonianza

Lettera di una ragazza attratta alla vita monastica.

Caro D.,
            grazie per le tue parole piene di speranza e consolazione! Il Signore ha ascoltato le mie sofferenze riconciliandomi con mia madre [...]. La mia felicita' e il mio stupore nello stesso tempo erano alle stelle!!! Si' il Signore ascolta il grido del povero e dell'oppresso. Ti dico anche che e' stato tramite la recita del Rosario che Lui mi ha dato ascolto e non smetto di ringraziarlo :) .

Purtroppo ieri sera in Cattedrale e' successa un'altra cosa che mi ha fatto veramente male: il ragazzo con il quale ci conosciamo da 3 anni e che fino al mese scorso voleva che uscissi con lui soli soletti (dicendogli sempre no), non mi ha salutato. Mia madre ovviamente uscita dalla Cattedrale voleva sapere il motivo di tanta distanza per l'ennesima volta...Ebbene si', pensavo di innamorarmi di lui ma c'era sempre qualcosa che non mi convinceva e il modo in cui mi parlava lo trovavo strano! Gli avevo anche regalato degli oggetti devozionali ma si inventava sempre scuse rimandando l'occasione di dare un'occhiata e farmi sapere cosa ne pensasse. Ho provato tanta tristezza nel constatare che i ragazzi di oggi tutto pensano tranne che amare seriamente. Anche questa sofferenza che porto nel mio cuore la offro a Lui solo e credo che Lui mi voglia ancora per se'. Lo credo per il semplice fatto che non e' per l'amore terreno che il mio cuore e' stato creato ma per Altro.

[...]

No non voglio staccarmi dalla Croce che Lui ha preparato per me altrimenti la vita non avrebbe un vero senso.

Grazie ancora per le tue parole e la tua preghiera. Prego anche per te. Il cammino, anche se sembra lungo e infinito, e' breve.

Siano Lodati Gesu' e Maria!

domenica 26 febbraio 2017

Diventare suora

Riporto alcuni brani di un interessante scritto di Sant'Alfonso Maria de Liguori intitolato "Discorso familiare ad una fanciulla che prende l'abito di monaca". Preciso solamente che per agevolare la lettura ho tradotto i termini desueti e ho eseguito alcuni piccoli ritocchi. Ne consiglio la lettura a tutte quelle ragazze che sono indecise sullo stato di vita da eleggere.

Devota donzella, di questa giornata in cui avete la sorte di sposarvi con Gesù Cristo, dovete avere una continua memoria per ringraziarlo sempre di questo favore così grande. Non pensate che Gesù Cristo debba esservi debitore perché voi lasciate il mondo per suo amore; siete voi che dovete conservargli una gratitudine eterna, per la grazia che egli vi fa di chiamarvi a lasciare il mondo.

Voi oggi lasciate il mondo: credete forse di lasciare qualche gran cosa? Che cosa è mai questo mondo? terra di spine, di lacrime e di dolori. Promette grandi cose il mondo ai suoi seguaci; spassi, gioie e pace: ma tutto poi si riduce ad inganni, amarezze e vanità. Le stesse ricchezze, onori e spassi mondani diventano alla fine pena e lutto: Extrema gaudii luctus occupat. E Dio faccia che per tanti accecati che amano il mondo questo lutto non diventi eterno; poiché in mezzo al mondo i pericoli sono molti, sono grandi e sono inevitabili, di perdere l'anima, il paradiso e Dio.

Povere quelle fanciulle che, ingannate dalle false promesse del mondo, lasciano Gesù Cristo e vanno al secolo! Sperano di trovare ivi piaceri e gioie, ma povere! dico, perché poi non vi trovano altro che fiele e spine, come dimostra l'esperienza. [...] Domandate, domandate a tutte le maritate, se ne trovate una contenta. Io per conto mio, a quante l'ho domandato, tutte le ho trovate scontente e piene di guai. Al contrario domandate a quelle monache che han lasciato il mondo per Dio e non vogliono altro che Dio, se vivono contente del loro stato; e vi risponderanno che ringraziano sempre il Signore di averle ritirate dal mondo.

[…] Insomma, se voi foste rimasta nel mondo, quale altro sposo più grande potevate sperare che un cavaliere, un titolato, un monarca di qualche regno? Ma ora prendete per sposo il re del cielo e di tutti i regni della terra. Quante vergini sante hanno rinunziato alle nozze dei primi signori della terra per essere spose di Gesù Cristo!

[…] Lasciate, figliuola mia, lasciate a quelle giovani che amano il mondo tutti i loro spassi, vanità, belle vesti, commedie, banchetti e festini, e godetevi voi Gesù Cristo. Egli nella vostra cella vi terrà più contenta che tutti i piaceri, gli sfarzi e le ricchezze che possiedono le regine della terra. Ivi nella vostra solitaria cella godrete un paradiso ed una continua pace. Se amate Gesù Cristo, amerete la solitudine che troverete nella vostra cella. In essa il vostro crocifisso sposo vi parlerà familiarmente al cuore; da quella croce vi manderà raggi di luce alla mente e saette infiammate di santo amore al cuore. E voi da sola a solo nella vostra cella gli paleserete l'affetto che gli portate, gli farete continuamente offerte di voi stessa e di tutte le cose vostre; gli chiederete le grazie di cui avete bisogno; gli comunicherete le vostre angustie, i timori che vi affliggono; ed egli vi consolerà. Non dubitate che lo sposo divino vi consolerà sempre in vita e maggiormente poi vi consolerà nell'ora della morte […].

Ho detto che le religiose che si son date tutte a Dio godono una continua pace; ciò s'intende di quella pace che può godersi in questa terra, che si chiama valle di lacrime. In cielo Dio ci prepara la pace perfetta e piena, esente da ogni travaglio. Questa terra al contrario è luogo per noi di meriti; e perciò è luogo di patimenti, ove col patire si acquistano le gioie del paradiso.

Tanto più che lo sposo che voi, donzella, questa mattina vi prendete, sebbene è il più nobile, il più ricco, il più grande che potete avere, nondimeno si chiama ed è sposo di sangue […] il quale ha sparso tutto il sangue a causa di flagelli, di spine e di chiodi, per salvare l'anima vostra e di tutti gli uomini. Ecco che vi va innanzi l'amante Gesù e vi chiama a seguirlo da sposa. Miratelo dunque come va: non va coronato di fiori, ma di spine; non va vestito di oro e di gemme, ma di sangue e di piaghe: guardate poi il trono regale ove giace, il quale non è che una dura croce, dove agonizza e dove in un mar di dolori e di ignominie muore per vostro amore.

[…] Vi prego poi, per quando avrete preso il santo abito, a rinnovare ogni giorno la promessa che avete fatta a Gesù Cristo di essere fedele. L'amore e la fedeltà sono i pregi primari di una sposa. A questo fine sappiate che poi vi sarà dato l'anello, in segno della fedeltà che dovete osservare del vostro amore che avete promesso a Gesù Cristo. Ma per esser fedele non vi fidate della vostra promessa; è necessario che sempre preghiate Gesù Cristo e la sua santa Madre che vi ottengano la santa perseveranza; e procurate di avere una gran confidenza nell'intercessione di Maria che si chiama la madre della perseveranza. E se vi sentirete raffreddata nel divino amore e tirata ad amare qualche oggetto che non è Dio, ricordatevi di quest'altro mio avvertimento; allora, affinché non vi abbandoniate alla tiepidezza o all'affetto delle cose terrene, dite così a voi stessa: E perché mai ho lasciato il mondo, la mia casa ed i miei parenti? forse per dannarmi? Questo pensiero rinvigoriva s. Bernardo a riprendere la via della perfezione quando si sentiva intiepidito […]. Ma bisogna che io termini di parlare, mentre me lo comanda il vostro sposo, che ha premura di vedervi presto entrata nella sua casa. Ecco, mirate da qui con quanto giubilo vi aspetta e uditelo con quanto affetto vi chiama, affinché presto entriate in questo suo palazzo regale, quale appunto è questo monastero. Andate dunque ed entrate allegramente, mentre l'accoglienza che stamattina vi sarà fatta dal vostro sposo, nel ricevervi in questa sua casa, vi è come una caparra dell'accoglienza ch'egli vi farà in vostra morte quando vi riceverà nel suo regno del paradiso.

sabato 11 febbraio 2017

I miei blog hanno bisogno di voi!

I miei blog religiosi in italiano e in lingue straniere ricevono in totale circa mille visite giornaliere. Diverse persone mi hanno confidato di sentirsi edificare l'animo nel leggere i post che pubblico. L'enorme lavoro che c'è dietro a tutto ciò richiede un sacco di tempo e fatica. Ma chi è il mio "editore"? Siete voi lettori-sostenitori! No, non è un modo di dire, è la realtà. Infatti senza il vostro aiuto economico dovrei abbandonare i miei blog, come hanno fatto tanti altri blogger. A tal proposito pubblico uno scambio epistolare tra me e Maristella, la quale con delle libere donazioni sostiene il lavoro che sta dietro ai blog.


Carissima sorella in Cristo,
                                             ancora una volta sento il dovere di scriverti per ringraziarti per l'ennesimo contributo che mi hai generosamente donato. I soldi che mi hai inviato equivalgono ad alcune ore del tuo lavoro che devolvi a me per consentirmi di continuare a dedicare innumerevoli ore alla gestione dei miei blog. Pur essendo un estraneo (non ci siamo mai neppure incontrati di persona), mi tratti con tanta carità e mi consideri davvero tuo "fratellino" adottivo. Sono colpito da tutto ciò che fai per me in maniera disinteressata. C'è da commuoversi nel constatare che in questa spietata società materialista ed egoista, esistono ancora persone cordiali, caritatevoli e fraterne come te.

Gesù nel Vangelo ha promesso una ricompensa persino a chi darà un bicchiere d'acqua ai suoi discepoli. E tu mi hai donato molto più di un bicchiere d'acqua! Io non so se il Signore ti ricompenserà con beni materiali (salute, carriera, difesa dalle sciagure, ecc.) oppure con beni spirituali (contrizione del cuore, consolazioni spirituali, morte in stato di grazia, suffragi alle anime del purgatorio alle quali sei legata da legami parentali o affettivi, conversione dei tuoi parenti, ecc.), tuttavia è certo che Dio non si lascia vincere in generosità da nessuno, pertanto ricompensa abbondantemente ogni nostra opera buona.

Insomma, nessuno "paga" bene tanto quanto la Santissima Trinità. Penso che le donazioni che quasi mensilmente mi invii siano molto più "remunerative" rispetto a qualsiasi altro investimento economico (per non parlare poi del rischio di incorrere in qualche sciagura finanziaria come quelle che negli ultimi mesi hanno flagellato tanti incolpevoli investitori, tra i quali gli azionisti di Banca Etruria, Banca Popolare di Vicenza, e altre società... sarebbe stato meglio se avessero "investito" i soldi in opere pie anziché perderli nel mondo dell'alta finanza).

Se tante persone, anche grazie ai miei blog, hanno abbracciato la vita consacrata, e molte altre, pur essendo rimaste nel mondo, hanno tratto giovamento spirituale leggendo gli scritti che pubblico, il merito devo condividerlo con coloro che mi hanno aiutato a poter realizzare quest'opera sul web che ormai ha totalizzato oltre 2 milioni di visite. Senza il vostro aiuto economico (purtroppo, voi lettori-sostenitori non siete in molti) temo che avrei dovuto abbandonare i miei blog (come hanno fatto tanti altri blogger) già da diverso tempo, poiché non si possono dedicare molte ore al giorno a rispondere alle e-mail e a preparare i post (a meno che un blogger non è in pensione oppure dispone di un ingente patrimonio con cui vivere di rendita).

Un altro motivo per cui ti sono grato è che tu quando mi scrivi non mi rattristi, anzi mi tiri su il morale con la tua letizia cristiana e la tua devozione. Sei proprio una vera amica spirituale!

Grazie di cuore!

Cordialiter

P. S. Grazie anche per i libri sul grande Cardinale Schuster che mi hai regalato!



Carissimo fratello in Cristo, 
                                              ancora una volta sono io che ringrazio te (…), il tuo blog è più unico che raro e per me è una grande gioia poterti aiutare anche materialmente. Anni fa avevo perso il lavoro e so molto bene cosa significhi non poter contare su un reddito fisso. Tu hai avuto questa vocazione all'apostolato e io sono convinta che sia giusto che noi cattolici che si riconosciamo nella Tradizione ti diamo il nostro contributo, in modo da poter permettere a te di continuare a diffondere la Fede e a coltivare i meravigliosi fiori delle vocazioni religiose.

Io credo che amministrare saggiamente il patrimonio familiare, senza dimenticare di fare il bene sia un compito indispensabile per le spose e le madri cristiane. (...) Il denaro è un mezzo, mai un fine: va impiegato con timore di Dio, con saggezza. Quanti disastri sia con l'avarizia che con gli sperperi! Le persone perdono la pace, cadono in preda al peccato... famiglie e aziende vengono travolte.

Spero sinceramente che il Signore, nelle Sue infinite bontà e giustizia, mi ricompensi con doni spirituali, desiderando io sempre più distaccarmi dal mondo per vivere sempre più vicina a Lui. (...) Sto chiedendo al Signore il dono e la grazie di riuscire sempre di più a rendere ogni mio gesto, ogni mia azione, un rendimento di grazie e una preghiera. Cerco di pregare mentre viaggio sull'autobus, lavorando e sbrigando le faccende di casa, guidando l'auto, dialogando con le persone. Lui si fa vicino a me e mi dona la pazienza, la calma, il sorriso; mi suggerisce buone azioni e parole di conforto. Mi aiuta a cercare di comportarmi come Maria: nella preghiera, nel lavoro, nei piccoli sacrifici, nel silenzio, nel custodire nel cuore tante persone, parole, situazioni. Sbaglio e cado spesso: cerco di chiedere subito perdono e di ripartire con il Signore che si china su di me e mi rialza.

Mi abbandono nelle mani del Signore, con pazienza e letizia. Lui mi ama immensamente: per me che sono polvere e cenere ha sparso il Suo sangue, ha sopportato una morte atroce. Lui non mi abbandonerà mai. Lui vuole il mio bene.

Dio ti benedica, illumini e rischiari sempre il tuo cammino, ti custodisca all'ombra delle Sue ali.

Nei Cuori Immacolati,
tua sorella Maristella


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I lettori che apprezzano il blog e che hanno un reddito che consente loro di vivere dignitosamente, cioè non si trovano in situazioni economiche “difficili” (precari, studenti, disoccupati, cassintegrati, sfrattati, ecc.), se non lo hanno già fatto in passato, spero che possano prendere in considerazione l'opportunità di inviarmi un libero contributo (anche modico) tramite Paypal o bonifico bancario, per aiutarmi affinché io possa dedicare il tempo necessario per continuare ad aggiornarlo ogni giorno e rispondere alle numerose e-mail dei lettori. Supplico la Santissima Trinità di ricompensare con la grazia della perseveranza finale tutti coloro che desiderano sostenere il mio impegno sul web (dal 2008) per la maggior gloria di Dio.



Tramite Paypal:


Per ulteriori informazioni: cordialiter@gmail.com


Ringrazio tutti di cuore!

lunedì 6 febbraio 2017

Sposarsi o diventare suora?

Riporto il testo di un interessante scritto di Sant'Alfonso Maria de Liguori, rivolto ad una ragazza in ricerca vocazionale. Il tono appassionato ed evangelico è tipico di questo grande  vescovo cattolico. Preciso solamente che per agevolare la lettura ho tradotto i termini desueti e ho eseguito alcuni piccoli ritocchi. Il titolo originale della lettera è: "Avvertimenti ad una donzella che sta in dubbio dello stato che ha da eleggere".

Sorella benedetta, voi state deliberando quale stato di vita dovrete prendere. Io vi vedo agitata, perché il mondo vi vuole per sé con prender marito; anche Gesù Cristo vi vuole per sé con farvi monaca in qualche monastero osservante. Badate che da questa decisione che dovete prendere dipende la vostra salvezza eterna; quindi vi raccomando di pregare ogni giorno il Signore: e cominciate a farlo adesso che leggete il presente scritto, affinché vi dia luce e vigore di eleggere quello stato che è più giovevole a salvarvi; affinché non abbiate poi a pentirvi dell'elezione fatta per tutta la vostra vita e per tutta l'eternità, quando non vi sarà più rimedio all'errore. Esaminate poi che cosa può meglio giovarvi e rendervi felice: se l'avere per vostro sposo un uomo di terra o Gesù Cristo figlio di Dio e re del cielo; riflettete su chi di costoro vi pare sposo migliore e quello eleggete. La vergine s. Agnese era di tredici anni, e perché era bellissima, si vedeva amata da molti: fra gli altri si presentò a volerla per sposa il figlio del prefetto di Roma; ma ella pensando a Gesù Cristo, che la voleva per sé, rispose a quello: Io ho trovato uno sposo che è migliore di voi e di tutti i re della terra; quindi non posso cambiarlo con altri. E per non cambiarlo preferì perdere la vita a quella tenera età, e morì contenta, martire per Gesù Cristo. Lo stesso rispose la santa vergine Domitilla al conte Aureliano che era un gran signore; ed anch'essa morì martire, bruciata viva per non lasciare Gesù Cristo. Oh quanto si trovano adesso contente in cielo queste sante fanciulle per aver fatta questa buona elezione, e saranno contente per tutta l'eternità! La stessa beata sorte capiterà a tutte le ragazze che lasciano il mondo per darsi a Gesù Cristo. Esaminate poi le conseguenze dello stato di chi elegge il mondo e di chi elegge Gesù Cristo. Il mondo vi offre i beni della terra, robe, onori, spassi e piaceri. Gesù Cristo al contrario vi presenta flagelli, spine, obbrobri e croci, giacché questi furono i beni che egli scelse per sé in tutti i giorni che visse su questa terra; ma vi offre poi due beni immensi che non può darvi il mondo, cioè la pace del cuore in questa vita ed il paradiso nell'altra. Inoltre, prima che decidiate quale stato prendere, è necessario che pensiate che l'anima vostra è eterna, e quindi dopo la presente vita, che presto finisce, nell'istante della morte dovrete passare all'eternità, in cui, entrata che sarete, vi sarà dato quel luogo di pena o di premio che avrete meritato con le opere della vostra vita. Sicché in morte, in quella prima casa che vi toccherà ad abitare, o di vita eterna o di eterna morte, ivi dovrete stare per tutta l'eternità, o salva per sempre e felice in mezzo ai gaudi del paradiso, o per sempre perduta e disperata in mezzo ai tormenti dell'inferno. Pensate pertanto che tutte le cose di questo mondo presto dovranno finire. Felice chi si salva, misero chi si danna! Ricordatevi sempre di quella gran massima detta da Gesù Cristo: Che giova all'uomo guadagnare tutto il mondo e perdere l'anima? Questa massima ha spinto tanti cristiani a chiudersi nei chiostri o ad intanarsi nei deserti, e tante donzelle a lasciar il mondo per darsi a Dio e fare una santa morte. Al contrario, considerate la misera sorte che è toccata a tante dame, a tante principesse e regine, che nel mondo sono state servite, lodate, onorate e quasi adorate: ma se le misere si son dannate, che cosa giovano loro nell'inferno le tante ricchezze, le tante delizie e i tanti onori goduti, se non pene e rimorsi di coscienza che le tormenteranno per sempre, mentre Dio sarà Dio, senza veder mai alcun riparo alla loro eterna rovina? Ma diamo ora un'occhiata ai beni che dà il mondo in questa vita a chi lo segue, e ai beni che dona Dio a chi lo ama e per suo amore lascia il mondo. Promette il mondo grandi cose ai suoi seguaci; ma chi non vede che il mondo è un traditore che promette e non mantiene? Ma quantunque mantenesse le sue promesse, quali sono i beni che dà? dà beni di terra. Ma dà la pace, la vita felice che promette? no; perché tutti i suoi beni allettano i sensi e la carne, ma non contentano il cuore e l'anima. L'anima nostra è stata creata da Dio per amarlo in questa vita e goderlo nell'altra; onde tutti i beni della terra, tutte le delizie e tutte le sue grandezze vanno fuori del cuore, ma non entrano nel cuore, che solo Dio può contentarlo. Anzi Salomone chiamava tutti i beni mondani vanità e bugie che non contentano il cuore, ma lo affliggono: Vanitas vanitatum et afflictio spiritus. Ed infatti l'esperienza dimostra che chi più abbonda di tali beni, vive più angustiato ed afflitto. Se il mondo contentasse coi suoi beni le principesse, le regine, a cui non mancano spassi, commedie, festini, banchetti, bei palazzi, belle carrozze, belle vesti, gioie preziose, servi e damigelle che le servono e fanno loro corteggio, tutte queste signore sarebbero contente. Ma no; s'ingannano gli altri che le credono contente: domandate loro se godono piena pace, se vivono pienamente contente; che vi risponderanno? Che pace, che contente! Ciascuna di loro vi dirà che fa una vita infelice e che non sa che cosa sia la pace. I maltrattamenti che ricevono dai mariti, i disgusti che sono dati loro dai figli, le gelosie, i timori, i bisogni della casa le fanno vivere fra continue angustie ed amarezze. Ogni donna sposata può dirsi martire di pazienza: ma se ha pazienza; altrimenti patirà un martirio in questo mondo ed un martirio più penoso nell'altro. Quando altra pena non vi fosse, i soli rimorsi della coscienza basteranno a mantenerla continuamente tormentata, perché vivendo ella attaccata ai beni terreni, poco pensa all'anima, poco frequenta i sacramenti, poco si raccomanda a Dio; e priva di tali aiuti per viver bene non può vivere senza peccati e senza continui rimorsi di coscienza. Ed ecco che tutte le promesse di divertimenti fattele dal mondo diventano amarezze e timori della sua dannazione. Povera me! dirà, che ne sarà di me nell'ora della mia morte con questa vita che conduco, lontana da Dio e con tanti peccati, andando sempre di male in peggio? Vorrei ritirarmi a fare un poco di orazione, ma le faccende della famiglia e della casa non me lo permettono: vorrei sentir le prediche, confessarmi, comunicarmi spesso, vorrei frequentare la chiesa, ma mio marito non vuole; spesso mi manca l'accompagnamento necessario e gli affari continui, la cura dei figli, le visite e tanti intrighi che non mancano mai mi tengono chiusa in casa: appena nei giorni di festa posso assistere a una messa. Pazza me, che ho voluto sposarmi! mi potevo far santa nel monastero! Ma tutti questi lamenti a che servono, se non ad accrescerle la pena, vedendo di non essere più a tempo di cambiar la scelta che fece di restare nel mondo? E se le sarà amara la vita, più amara le sarà la morte. Allora vedrà intorno al letto le serve, il marito, i figli che piangono; ma tutti questi non le saranno di sollievo, bensì di maggiore afflizione; e così afflitta, povera di meriti e piena di timori per la sua eterna salute dovrà andare a presentarsi a Gesù Cristo che l'ha da giudicare. Al contrario una monaca che ha lasciato il mondo per Gesù Cristo quanto si vedrà contenta vivendo in mezzo a tante spose di Dio ed in una cella solitaria lontana dai disturbi del mondo e dai pericoli continui e prossimi che vi sono, per chi vive nel mondo, di perdere Dio! E quanto più si troverà consolata in morte nell'avere spesi i suoi anni in orazioni, mortificazioni ed in tanti esercizi di visite al sacramento, di confessioni, di comunioni, di atti di umiltà, di speranza, di amore verso Gesù Cristo; e quantunque il demonio non lasci di atterrirla con la vista dei difetti da lei commessi nella sua fanciullezza, però lo Sposo Celeste, per cui ella ha lasciato il mondo, ben saprà consolarla; e così piena di confidenza morirà abbracciata col crocifisso, che la condurrà nel cielo a vivere in eterno beata. E così, sorella benedetta, giacché dovete scegliere lo stato della vostra vita, scegliete quello che vorreste aver scelto nell'ora della morte. In quell'ora, ognuna che vede terminare la sua presenza nel mondo, dice: Oh mi fossi fatta santa! Oh avessi lasciato il mondo e mi fossi data a Dio! Ma allora quel ch'è fatto è fatto; altro non resta che spirare l'anima ed andare a sentir Gesù Cristo che dirà: Vieni, benedetta, a goder con me per sempre; oppure: Vattene nell'inferno per sempre da me separata. A voi resta dunque di eleggere: o il mondo o Gesù Cristo. Se eleggete il mondo, sappiate che presto o tardi ve ne pentirete; quindi pensateci bene. Nel mondo son molte le donne che si perdono; nei monasteri quelle che si perdono sono rare. Voi raccomandatevi al crocifisso ed a Maria Santissima, affinché vi facciano eleggere il meglio per la vostra salvezza eterna. Se volete farvi religiosa, impegnatevi anche a farvi santa: perché se pensate di vivere nel monastero in maniera rilassata ed imperfetta, come vivono alcune monache, non serve l'entrarvi; poiché vi farete una vita infelice, ed infelice sarà anche la vostra morte. Se poi ripugnate di chiudervi in un monastero, io non posso consigliarvi lo stato matrimoniale; mentre s. Paolo a nessuno lo consiglia, fuorché in caso di mera necessità, la quale spero non esservi per voi; almeno restatevi in casa vostra ed ivi procurate di farvi santa. Per nove giorni vi chiedo di pregare Nostro Signor Gesù Cristo di darvi luce e forza per eleggere quello stato che per voi è migliore per salvarvi. Pregate anche la Madonna di ottenetevi questa grazia con la sua potente intercessione.

mercoledì 1 febbraio 2017

Da scout a suora


Pubblico la testimonianza di una ragazza attratta da Gesù alla vita consacrata.

Carissimo "Cordialiter", 
                                         mi chiamo [...], abito a [...] e ho 16 anni. Da settembre ho preso coscienza piena della chiamata del Signore per diventare tutta Sua. In estate ho conosciuto l'armonia di un centro estivo e in questo modo ho avuto anche la grazia di conoscere le Servidoras che sono in servizio in questa parrocchia.

Ti ho scritto per parlare della mia vocazione in modo tale da risvegliare magari qualche anima ancora dubbiosa sullo stato di vita da eleggere.  A Pasqua dell'anno scorso ho fatto un "triduo Pasquale" con gli scout (di cui faccio parte da 9 anni) e il venerdì il nostro frate di "fiducia" ci ha fatto la catechesi. I giorni precedenti erano stati pieni di emozioni ma mai nessuno come quel venerdì è stato per me così edificante. Ero rimasta affascinata totalmente dalla Sacra Scrittura. Da quel momento ero una persona diversa, ero diventata piccola per Dio (senza rendermene realmente conto) vedendo tutti i miei difetti, le mie incapacità. Mi era venuta voglia di pregare di più, di fare di più, di far conoscere Dio a tutti perché Dio è Amore. Le cose però non andarono subito così, solo dopo sono riuscita a comprendere tutto. Avevo moltissime domande e poi appunto questa voglia di far conoscere il Signore. Ho iniziato così a parlarne con la mia prof dopo la fine delle lezioni. Lei sorrideva e basta, io intanto ci capivo sempre di meno. Ero infelice perché cercavo qualcosa che non riuscivo a trovare. Poi un giorno una mia compagna, dati i suoi scarsi risultati in campo affettivo, ha detto scherzando: "mi faccio suora". Lì il mio cuore ha smesso di battere per un istante. Dio mi aveva rivelato, attraverso una semplice frase, che quella era la mia strada. Ho avuto paura però. Paura di tutto, paura soprattutto perché mai io avrei voluto diventare suora. Immaginavo da quand'ero piccola di avere una famiglia, dei bambini (tanti). E così da quando la mia compagna ha pronunciato quella frase fino a settembre in cui anche io ho pronunciato quella frase, ho avuto paura (e ancora adesso ne ho, ma sono sicura che nulla più di Dio potrebbe darmi la felicità!).

A giugno ho conosciuto le suore del Verbo Incarnato e da luglio ho iniziato a parlare con la Madre della vocazione, tra un bambino che urlava e una ragazza che decideva di fermarsi a parlare con me o con la Madre. Un clima da grest. Ricordo quei discorsi in cui lei parlava e io non facevo altro che ripetere "ho paura, ho paura" ad ogni cosa che lei mi diceva e guardami le scarpe per non farle vedere che avevo il cuore a pezzi e le lacrime agli occhi (solo dopo molto ho capito che Dio distrugge il cuore solo per crearlo di una forma migliore).  Nelle vacanze estive con la mia famiglia ho avuto la possibilità di leggere qualche libro sulla vocazione. E' stato un susseguirsi di grazie, una dopo l'altra.  Quando sono tornata sapevo bene qual'era stata la mia chiamata ma ancora avevo paura. Paura soprattutto di pronunciare quella frase che tempo prima mi aveva fatto cambiare. Eppure ce l'ho fatta e, non saprei dire come, la mia vita è cambiata. A ottobre mi sono presa tutto il coraggio necessario per affrontare tutti gli ostacoli che il Signore voleva mettermi davanti, affrontando una prova dietro l'altra e ora, sempre con meno paura, sono pronta per seguire Dio quando Lui vorrà.  La famiglia e gli amici sono il primo ostacolo. I genitori, anche se vogliono il vostro bene, non vorrebbero mai che voi abbandonaste il mondo per donarvi a Dio. Gli amici invece capiscono molto poco. La vocazione è una chiamata soprannaturale ed è per questo che, se uno non ha il cuore aperto a Dio, non riesce a comprendervi, giudicandovi "anormali". Però mai e poi mai bisogna dimenticarsi che "se è Dio che ci chiama, è Dio che ci dà la forza". Siate un tutt'uno con Lui, non siete più voi che vivete ma è Dio che vive in voi. La vita non vi appartiene, dite al Signore che siete suoi, che di voi può fare ciò che vuole. E in ultimo "mettete la vostra mano nella mano del Signore e non lasciatela mai".

”Cordialiter”, grazie per ciò che fai, rendi molte anime meno sole nel momento di una scelta così importante.

In Cristo e Maria,
(lettera firmata)

P. S. scusa se ti ho disturbato con un racconto così personale ma mai avevo raccontato così dettagliatamente a qualcuno tutte le grazie di cui il Signore mi ha riempito per avvicinarmi a Lui.


Carissima sorella in Cristo,
                                              ti ringrazio per la testimonianza vocazionale che mi hai gentilmente inviato. Sono felicissimo di sapere che ti senti attrarre da Gesù ad abbracciare lo stato di vita più perfetto entrando in un istituto religioso fervoroso e zelante. Ho grande stima delle Servidoras, apprezzo tantissimo il loro fervore e il loro zelo per la salvezza delle anime e la maggior gloria di Dio.

Coraggio, non arrenderti di fronte alle avversità! Spero che Gesù buono riesca a catturarti presto e prenderti tutta per Sé! Prego la Regina del Cielo di darti la forza di restare fedele al Redentore Divino fino alla morte. Così sia.

Approfitto dell'occasione per porgerti cordiali saluti in Cristo Re e Maria Regina,

Cordialiter

giovedì 26 gennaio 2017

La preghiera dona pace e amore


Pubblico una lettera che ho inviato a una lettrice attratta dalla vita religiosa.

Cara sorella in cristo,
                                     rispondo volentieri alle tue domande.

Insegna Sant'Alfonso Maria de Liguori nel suo aureo libretto intitolato “Del gran mezzo della preghiera”, che Dio è felice di concederci le grazie, ma ordinariamente parlando vuole concedercele solo se noi lo preghiamo. La preghiera è un po' come l'ossigeno dell'anima. Ecco perché se smettiamo di pregare andiamo subito in crisi e siamo deboli nella lotta contro le tentazioni (gli stessi dubbi, spesso non sono altro che subdole tentazioni). Il demonio sa benissimo che senza la preghiera siamo deboli, e infatti cerca in mille modi di allontanarci dalla preghiera. A tal proposito Sant'Alfonso disse la celebre frase: “Chi prega si salva, chi non prega si danna”.

La preghiera ti dona la pace del cuore perché ti mette in comunicazione con Dio, che è fonte di pace e di amore. Se ti avvicini al sole senti calore, se invece ti avvicini a Dio senti pace e amore (caritas).

Forse il mondo ti giudica “anormale”. In realtà il tuo comportamento è assolutamente normale. Mi spiego meglio, ogni creatura ha uno scopo: il sole è stato creato per fare luce e fare calore, le nuvole sono state create per far scendere l'acqua sulla terra, gli esseri umani sono stati creati per amare Dio con tutto il cuore e con tutte le proprie forze. È bellissimo sapere che sei innamorata di Gesù (è tuo dovere amarLo), ma vorrei che tutti i 7 miliardi di persone che abitano la terra amassero il Signore ardentemente. Lui lo merita!

Per sapere se sei portata per la vita religiosa, potresti fare un'esperienza vocazionale di una settimana con le suore, così potrai renderti conto se questa vita fa per te oppure no. Non scegliere un istituto qualsiasi, ma solamente uno fervoroso, devoto e osservante. Purtroppo, ci sono degli istituti di suore che si sono rilassati, e ormai vivono in maniera secolarizzata. Sant'Alfonso diceva sarebbe meglio restare a casa propria anziché entrare in un monastero rilassato.

Ti saluto cordialmente in Gesù e Maria,

Cordialiter

mercoledì 11 gennaio 2017

Suore di clausura di Novaglie (Verona)

L'abbadessa delle Monache Clarisse di Novaglie mi ha gentilmente rilasciato un'intervista che pubblico volentieri.


- Per i mondani è assurdo andare a vivere in un monastero di clausura. Ci puoi spiegare qual è la missione delle religiose di vita contemplativa?

- Sì, a ragione tu affermi che la vita claustrale, oggi, non è molto compresa, a volte viene considerata assurda e spesso inutile, sprecata, senza senso, vuota.  Anche per alcune di noi, prima di rispondere alla grazia, era così: una vita da ignorare. Ma quando il Signore interviene, quando bussa alla porta del cuore, come solo Lui sa fare, come un Innamorato che ti affascina senza sapere e capire che cosa sta accadendo in noi, allora si apre nel nostro cuore e nella nostra volontà uno spazio così vasto, un orizzonte di pace e di desiderio di amare, con un sapore di infinito da far spalancare  la nostra volontà all'accoglienza di quella divina, ad amare con amore disinteressato tutti i fratelli, perché ogni creatura possa gustare e godere di quella gioia non umana che solo il Signore sa donare. Allora si confermano le parole di S. Chiara, la nostra fondatrice, pianticella del serafico S. Francesco d'Assisi, quando dice: di essere collaboratrici del Padre nostro che è nei cieli, e di sostegno delle membra deboli e vacillanti del Corpo mistico di Cristo. Siamo come profumo versato nell'aria che si spande ovunque portando gioia e vita a chi lo assapora, senza sapere da dove viene. Siamo come le radici di un albero che non si vedono, ma hanno per la pianta una funzione di primaria importanza; guai se non ci fossero o se il loro compito venisse meno o perché ammalate o per altri motivi:che cosa accadrebbe all'albero? O il cuore per un essere vivente; che ne sarebbe se funzionasse male o, peggio, se non ci fosse? Sì, la preghiera, la vita contemplativa è assai importante per la vita dello spirito, ma anche per la vita dell'uomo: è fonte di pace e di gioia: è vita, è desiderio di vivere. E' certo che non ci rinchiudiamo tra quattro mura per tutta la vita per nostro volere: tutte e tutti amiamo la vita indipendente, ma quando il desiderio della vita di clausura risponde al progetto di Dio, nell'anima si inserisce una grazia così forte, così incalzante, che spinge ad una rinuncia radicale a tutto ciò che non entra nella vocazione; perché quello che l'anima viene a gustare ha una potenzialità d'amore infinita: è divina. A noi, povere creature rimane solo la risposta a tanta gratuità d'amore; altrimenti, come si fa rifiutare o negare un "sì" a Dio, a Colui che è il creatore dell'universo, ci ha dato la vita, e desidera solo ed unicamente il nostro bene?

- Qual è la spiritualità dell'Ordine di Santa Chiara?

- La nostra spiritualità affonda le sue radici nel lontano 1211, nel tempo in cui Chiara d'Assisi ha aperto il suo cuore alla grazia, seguendo le orme del Poverello d'Assisi. Concretizzando il messaggio divino: "Va', Francesco e ripara la mia casa, che va in rovina"; non spezzando a tutti il Vangelo per le strade del mondo, come fa Francesco e i fratelli del I Ordine Francescano, ma rinchiudendosi in s. Damiano, per vivere il santo Vangelo in castità, in obbedienza, senza nulla di proprio e in fraternità. Siamo come Maria, aperte alla grazia, che come un fiume la lasciamo fluire sull'umanità intera. Su un'umanità assetata di speranza, di gioia, e di serenità. Questi doni dello Spirito Santo, per l'offerta della vita di sorelle e fratelli contemplativi, misteriosamente sbocciano in tanti cuori aridi e assetati, che come fiori, con il loro profumo e la loro bellezza, vivificano e donano alla vita il desiderio di viverla con amore.

- L'intramontabile Concilio di Trento insegna inffallibilmente che nell'Eucaristia è presente Gesù Cristo con tutto il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Nel vostro monastero quanto tempo dedicate all'Adorazione Eucaristica?

- Noi clarisse di Novaglie dal 1860 veniamo denominate “sacramentine” per l'impegno, voluto dal Vescovo, dell'Adorazione Perpetua al Santissimo Sacramento. Ancora oggi riusciamo sostenere questo ministero, da noi tanto amato e gelosamente accolto, che nel nostro quotidiano assume uno scopo primario; infatti, ci impegniamo con tanto desiderio sia di giorno che di notte ad adorare, ad intercedere per i fratelli, a parlare a Gesù dei problemi del mondo e dei vari eventi spesso catastrofici. Lo scopo è di intercedere continuamente per la gloria di Dio e per il bene di ogni fratello che si trova in qualsiasi parte della terra. 

- Quali lavori svolgono le monache all'interno del monastero?

- Sono cinquant'anni che viviamo su questo colle di s. Fidenzio, e il monastero, che è appollaiato su un dolce pendio, gode di un vasto spazio di azzurro e di verde, dove il cielo sembra toccare gli alberi e i praticelli e il terreno dedicato all’orto, i cui prodotti servono per coprire in parte la necessità della comunità, che attualmente è composta di 29 sorelle. Noi ci dedichiamo alla preghiera e ai lavori casalinghi e ad alcune attività artistiche di carattere sacro: pittura, ricamo, musica, canto...  

- Molta gente inesperta di vita religiosa pensa erroneamente che sia triste e noioso vivere in un monastero di clausura. Come mai invece siete così gioiose e felici di aver abbracciato la vita monastica?

- Sì, non è la prima volta che ci viene attribuito un sentimento di tristezza, o di noia... ma quando ci  vedono in parlatorio, o ci sentono al telefono, le persone si stupiscono della nostra gioia e serenità, chiedendosi come sia possibile! Sì, è la presenza di Dio in un'anima che fa irradiare il volto, lo rende luminoso, accogliente, comunicando pace e gioia, che sono doni dello Spirito Santo: sono dono di Dio. Si può essere anche sofferenti, preoccupati, stanchi… ma nel cuore la gioia e la serenità rimangono, anche se un po' velate. Quando una sorella vive veramente con sincerità la sua sponsalità, sia pure nei suoi limiti, viene riempita di grazia, di amore traboccante di Dio, si sente appagata nella sua vocazione, sente di appartenere al Signore, che è il suo "Tutto", e questo traspare da tutto il suo essere.

- Come si capisce che una ragazza ha davvero la vocazione alla vita consacrata?

- Non sempre è così matematicamente scontata la comprensione della veridicità di una vocazione. Ma ordinariamente il Signore, nel percorso di un cammino vocazionale, fa cogliere delle peculiarità che sono determinanti per una scelta vocazionale. A volte servono anni per capire i tratti di una chiamata. A volte una persona se la sente dentro all'improvviso. Ogni vocazione è particolare. In comune c'è  una forte attrazione d'amore per il Signore; il più delle volte l'amore per Lui  è incondizionato, accompagnato da un forte desiderio di appartenerGli tanto da abbandonare ogni progetto personale.

- L'ideale sarebbe entrare in monastero quando si è giovani, tuttavia se una donna che ha più di 40 anni dimostra di avere chiari segni vocazionali, ed è attratta dalla spiritualità clariana, può iniziare lo stesso il discernimento vocazionale con la vostra comunità monastica?

- Oggi l'età migliore per entrare in un monastero, a mio parere, è dai 24 ai 40 anni. A volte anche oltre i 40 anni si scoprono delle belle persone che forse con un po' più di fatica  rispetto le  più giovani, riescono comunque ad inserirsi molto bene nel carisma. Ciò che conta è la chiamata e il desiderio sincero e fattivo di corrispondere al progetto di Dio. 


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Per contattare le Clarisse di Novaglie potete scrivere all'indirizzo:

venerdì 23 settembre 2016

Esercizi spirituali di Sant'Ignazio di Loyola

Ecco le prossime date degli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio organizzati dall'Istituto del Verbo Incarnato in collaborazione con le Servidoras.

UOMINI:

2016

- Dal 28 ottobre al 1 novembre
- Dal 7 all'11 dicembre 
- Dal 26 al 30 dicembre

2017

- Dal 21 al 25 aprile
- Dal 7 all'11 agosto


DONNE:

2016

- Dal 28 ottobre al 1 novembre
- Dal 26 al 30 dicembre


2017

- Dal 2 al 6 gennaio
- Dal 21 al 25 aprile
- Dal 31 maggio al 4 giugno
- Dal 7 all'11 agosto


Ricordo che possono partecipare persone di tutte le età, ma sono particolarmente consigliabili a coloro che non hanno ancora eletto nessuno stato di vita. Per ricevere maggiori informazioni è possibile contattare Padre Pablo Scaloni telefonando al numero 340-7896848 oppure scrivendo all'indirizzo pabloscaloni@ive.org

Le donne possono ricevere maggiori informazioni anche scrivendo alle Servidoras all'indirizzo: esercizispirituali@servidoras.org

Il disporre l'anima a liberarsi dagli affetti disordinati, e poi il cercare di adempiere la divina volontà circa il modo di vivere per raggiungere lo scopo di salvare l'anima, queste cose secondo S. Ignazio sono da considerare “esercizi spirituali”.

Siate apostoli degli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio di Loyola, fateli conoscere ai vostri parenti ed amici! Tanta gente ha cambiato vita grazie alle meditazioni fatte durante gli esercizi ignaziani, i quali durano pochi giorni, ma possono valere un'eternità.

domenica 10 luglio 2016

Blog cristiano

Consiglio di visitare anche un altro mio blog sulla "Messa in latino" e la spiritualità cristiana: http://cordialiter.blogspot.it/



















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venerdì 25 marzo 2016

Meditazioni sulla Passione du Gesù

Chi desidera ascoltare alcune meditazioni di Sant'Alfonso sulla Passione di Cristo può cliccare qui.

giovedì 21 gennaio 2016

Diventare eremita

Pubblico l'intervista a una ragazza che mi ha confidato che desidera diventare eremita.


D.: I mondani pensano che la vita eremitica non serva a nulla, e sia scelta da persone asociali che non sanno vivere in società. Puoi spiegarci qual è lo scopo della vita eremitica?

R.: La vocazione eremitica fa parte di quelle chiamate ad una vita contemplativa che non possono essere qualificate attraverso la categoria dell’utilità. Per questo motivo non solo le persone non credenti, ma spesso anche tante di quelle credenti, fanno fatica a comprenderne il senso, poiché essa non esprime un ministero materiale all’interno della comunità sia ecclesiastica sia sociale. Tuttavia l’eremita non è una persona asociale che desidera fuggire dalla società e dalla vita insieme con gli altri uomini, ma è una persona che riceve da parte del Signore una chiamata particolare a vivere nel silenzio e nella solitudine una più profonda comunione con Lui, rendendosi più vicino ai fratelli attraverso la sua vita di preghiera e totale consacrazione al Signore. Ogni vocazione è un dono, ed è un dono per la persona che la riceve e per tutta l’umanità. Lo scopo della vita eremitica è dunque duplice: dedicarsi esclusivamente alla ricerca del Volto di Dio attraverso una vita semplice di silenzio e solitudine, lavoro e preghiera; intercedere attraverso la consacrazione della propria vita, in unione al sacrificio di Cristo, per l’umanità intera.


D.: Come viene vissuta la giornata-tipo dell’eremita?

R.: La giornata-tipo dell’eremita è trascorsa per la quasi totalità del tempo nel silenzio e nella solitudine all’interno dell’eremo. Qui l’eremita prega e lavora, e accoglie quanti si rivolgono a lui per vivere un momento di preghiera nella solitudine o per ricevere una parola di consiglio. Non esistono degli orari rigidi attraverso i quali si possa delineare la giornata-tipo perché la vocazione eremitica è strettamente personale e ogni eremita discerne insieme al suo direttore spirituale e al vescovo che l’accoglie come strutturare la sua vita, spesso con una regola ma senza una eccessiva rigidità. Possiamo comunque dire qualcosa di più approfondito circa la preghiera, il lavoro e l’accoglienza. Generalmente alla preghiera è dedicato il più ampio spazio nella giornata eremitica. La maggior pare degli eremiti prega la Liturgia delle Ore e dedica ampio spazio alla preghiera silenziosa come la lectio divina, l’orazione e l’adorazione. Il lavoro dell’eremita deve essere compatibile con la sua vocazione, quindi un lavoro che consenta di non allontanarsi dall’eremo e che possa essere svolto nella solitudine e nel silenzio. Vengono privilegiati i lavori manuali quali pittura o scrittura di icone, ricamo, lavoro della terra, qualche lavoretto redazionale fatto al computer e poi consegnato tramite posta elettronica. L’accoglienza è forse il punto in cui si trovano le maggiori differenze: ci sono eremiti che accolgono ogni giorno per qualche ora; altri che scelgono di incontrare più raramente i visitatori; altri che, vivendo in strutture molto grandi, mettono degli spazi a disposizione di chi voglia trascorrere dei periodi di ritiro, naturalmente senza interferire con la vita dell’eremo.


D.: Come si diventa eremita diocesano?

R.: La vita dell’eremita diocesano è regolata dal Codice di Diritto Canonico al §2 del can. 603 (LEV), che qui riportiamo per intero:

Can. 603 - §1. Oltre agli istituti di vita consacrata, la Chiesa riconosce la vita eremitica o anacoretica con la quale i fedeli, in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine, nella assidua preghiera e penitenza, dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo.

§2. L’eremita è riconosciuto dal diritto come dedicato a Dio nella vita consacrata se professa pubblicamente i tre consigli evangelici, confermandoli con voto o con altro vincolo sacro, nelle mani del vescovo diocesano e sotto la sua guida osserva il programma di vita che gli è propria.

L’eremita diocesano ha dunque come suo legittimo superiore il vescovo della diocesi in cui viene accolto. Per questo, dopo un cammino di discernimento spirituale con una guida e dopo una prima esperienza di almeno qualche settimana di vita eremitica, l’aspirante eremita si rivolge al vescovo della diocesi in cui vorrebbe vivere presentando con semplicità e chiarezza il suo progetto di vita. Sarà il vescovo poi a decidere se accogliere o meno questa forma di vita nella sua diocesi. Nel caso in cui non venga accolto, l’eremita può rivolgersi a qualsiasi altra diocesi. Nel caso invece in cui venga accolto, insieme al vescovo decide in quale luogo andare a vivere e concorda le tappe e i tempi del percorso di consacrazione e prima di pronunciare i voti, nella preghiera e con l’esperienza di vita, scrive la regola che dovrà essere approvata dal vescovo.


D.: Come fanno gli eremiti a sostenersi economicamente?

R.: Non facendo parte di una comunità religiosa, l’eremita deve provvedere da solo al suo sostentamento. La vita eremitica è una vita semplice e sobria, sono tanti gli eremiti che affermano di vivere con circa 200 euro al mese. Alcuni fanno dei lavori manuali che vendono, altri lavorano la terra e si nutrono del lavoro delle proprie mani, altri ancora (la maggior parte) si affidano totalmente o quasi alla Provvidenza, che non fa loro mancare il necessario.


D.: La vocazione eremitica è ancora di attualità, oppure sta scomparendo?

R.: La vocazione eremitica è una delle vocazioni più antiche che la Chiesa conosca. In alcuni periodi è stata più in auge, in altri è quasi scomparsa. Attualmente ci troviamo in un momento di fioritura e nuova diffusione di questa forma di vita che già dagli anni ’50-’60 del secolo scorso ha visto una forte ripresa e con il riconoscimento nel Codice di Diritto Canonico del 1983 ha ricevuto un'agevolazione e una maggiore tutela per la concreta attuazione.


D.: Che cos’è che affascina tanto della vita eremitica?

R.: Senza dubbio della vocazione eremitica ciò che colpisce è la radicalità, la testimonianza di una vita esclusivamente dedicata a Dio. Questo è un primo aspetto che spaventa ma che allo stesso tempo attira in una società che cammina in senso contrario a questo tipo di scelta, in una società in cui sembra sempre più che l’identità della persona sia definita da ciò che si possiede piuttosto che da ciò che si è nel profondo del proprio cuore, da cui spesso si cerca di scappare. La vita eremitica fa proprio l’opposto: la sua semplicità e il suo silenzio spogliano pian piano il cuore e lo rendono libero e accogliente per essere incontrato da Dio, per essere colmato dal Suo amore, per scoprire in questo amore l’unica sorgente e l’unico cibo della propria vita. Un altro aspetto che attira della vita eremitica è la sua povertà, non tanto quella materiale, quanto quella interiore: lasciare tutto e affidarsi totalmente al Padre, come Gesù nel deserto, confidare solo in Lui e rimettere nelle Sue mani la propria vita. Un ultimo aspetto che affascina della vita eremitica è la pace e la serenità d’animo che colmano profondamente il cuore dell’eremita e attirano tante persone a pregare con lui o a chiedere una sua parola di conforto, di consiglio, nella ricerca di quella stessa pace e gioia per cui tutti siamo stati creati e alla quale tutti aneliamo, verso la quale molti sperano di trovare la strada con l’aiuto di chi sembra averla già raggiunta o, quantomeno, vi è da lungo tempo incamminato.